NUORO. Le battaglie per i diritti sono prima di tutto culturali. Occorre parlarne e non stancarsi di farlo a più livelli. Sono esse stesse il termometro del nostro grado di civiltà. Non bisogna nascondersi anche quando i temi sono particolarmente ostici. La lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne è una battaglia ancora attuale, da portare avanti con coraggio da e dentro le istituzioni e nella società civile. Anche perché dati alla mano c’è poco da abbassare la guardia, le statistiche dell’ultimo anno vedono il fenomeno delle violenze sulle donne tutt’altro che sconfitto. E quello che emerge è solo una parte del fenomeno caratterizzato da un sommerso consistente che sfugge ai freddi numeri delle denunce raccolte annualmente dalle forze dell’ordine. L’argomento è stato affrontato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne allo Spazio Ilisso grazie all’impegno della Soroptimist Club di Nuoro presieduto da Mariangela Crabolu, che ha stimolato la riflessione su quella che è una vera e propria emergenza riunendo intorno ad un tavolo importanti voci istituzionali. Un impegno, quello dell’associazione su questo fronte caldo, che cinque anni fa si era concretizzato anche con l’apertura di una stanza dedicata nel Comando provinciale dei carabinieri di Nuoro. «Un utilizzo ancora sottostimato di questa opportunità – ha detto il colonnello Massino Cucchini – il numero delle denunce è abbastanza basso per come poi vediamo che si presenta il problema. È molto importante insistere sulla formazione delle nuove generazioni rimarcando il concetto che nessuno possiede nessuno», ha sottolineato l’ufficiale. Per la procuratrice capo di Nuoro Patrizia Castaldini contrastare efficacemente questo tipo di reati è stato da subito una priorità. «Abbiamo due magistrati specializzati in reati che avvengono in ambito familiare e nei codici rossi che danno una priorità a questa tipologia di fenomeno che sappiamo può pericolosamente degenerare», ha detto la magistrata che ha poi rivelato l’impennata di alcuni reati di genere come lo stalking (77 quest’anno contro i 45 del 2020), così come sono in aumento i casi di revenge porn, e stabili ma ancora tanti i maltrattamenti in famiglia (oltre 130). «Ho chiesto in maniera esplicita alle forze dell’ordine di comunicare alla Procura interventi nel nucleo familiare, anche se apparentemente di poco conto e che non sfociano in una denuncia. Ci serve per monitorare situazione e fare opportune verifiche. Ribadisco che di questi argomenti occorre parlare, occasioni come quella odierna si rivelano sempre preziose». Per il prefetto Luca Rotondi, il numero consistente di personale tra le forze dell’ordine è un ottimo baluardo ma occorre fare molto di più sul fronte della prevenzione, andare nelle scuole e nelle famiglie. «Fondamentale percepire in tempo reale i pericoli di un fenomeno trasversale che non si può ricondurre solo ad alcune fasce sociali, e che ha rilevanza sia nei centri urbani che nelle periferie». Concetti simili a quelli del questore Alfonso Polverino che ha rimarcato quanto comunicazione e prevenzione siano fondamentali per rompere il muro diffidenza.
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