NUORO. «Dopo quasi tre anni dall’inizio del dibattimento ci troviamo a dover fornire una visione corretta delle cose a fronte di una vicenda triste e complessa che ha visto protagonisti uomini e donne di una casa di riposo. Persone che all’interno di quella struttura, per colpa di persone diaboliche hanno subito violenza. Perché su questo non c’è dubbio. La casa di riposo è stata per certi versi teatro di comportamenti criminali, posti in essere da due operatori, che per questo hanno già definito la loro posizione (Gianluca Porcu ha patteggiato una pena a 4 anni, e Ignazio Poggiu, è stato condannato in abbreviato a 3 anni e 8 mesi)». Ieri in tribunale davanti al giudice Federico Loche si sono tenute le arringhe dei difensori degli imputati Rosanna Serra e Genci Nikaj, accusati dei maltrattamenti commessi tra il 2015 e il 2016 nella casa di riposo di via Aosta.
L’avvocato Francesco Lai, difensore della direttrice della casa di riposo, prima di chiedere una sentenza assolutoria nei suoi confronti, per non aver commesso il fatto, riprendendo i punti toccati dal pubblico ministero Giorgio Bocciarelli (che aveva chiesto 2 anni e mezzo per Serra, e a 1 anno e 4 mesi per l’operatore sanitario ndr), si è soffermato a lungo sul concetto di posizione di garanzia, e sul reato omissivo addebitabile a un soggetto titolare.
«Nello specifico – ha detto il difensore – la direttrice aveva un ruolo di cura e di assistenza nei confronti degli ospiti della struttura; era obbligata a tutelarli. Non vi è dubbio che Rosanna Serra se fosse stata a conoscenza di quanto accadeva nella struttura, sarebbe intervenuta. Era necessario, però, che fosse messa a conoscenza della serialità degli episodi. Per l’accusa la direttrice sapeva tutto: a provarlo le testimonianze rese nel corso del dibattimento, e il contenuto delle intercettazioni. Elementi – ha aggiunto l’avvocato Lai – su cui si è basato l’impianto accusatorio, ma che per questa difesa sono poco attendibile. I testi citati dal pm hanno detto il vero o hanno parlato sapendo di essere intercettati?».
Il difensore si è chiesto, inoltre, che ruolo di responsabilità avevano gli Oss. «Sono per caso stati testimoni passivi di un film dell’orrore? – ha detto –. Se erano testimoni diretti di quanto accadeva, erano anche loro titolari di una posizione di garanzia e avevano l’obbligo morale e giuridico di intervenire. Se avessero messo al corrente la Serra dei fatti, e lei non avesse mosso un dito, avrebbero dovuto denunciarla all’autorità giudiziaria. Invece – ha aggiunto Lai – non c’è alcuna denuncia. Perché la direttrice viene informata dell’episodio dell’anziana su una carrozzina spinta contro un muro da Poggiu, solo quando finisce in ospedale? Eppure lei era in contatto con il personale a tutte le ore del giorno e della notte. In realtà anche gli altro operatori sarebbero dovuti essere concorrenti del reato. Il paradosso di questo processo – ha concluso l’avvocato Lai – è che non solo non si è trovata la prova della colpevolezza della Serra, semmai quella opposta. I familiari degli ospiti non hanno mai avuto dubbi sul suo operato». Il 22 dicembre dopo eventuali repliche è attesa la sentenza. (k.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA. – Guarda le Offerte della Pescheria di via Tirso – Tortolì