NUORO. Il contratto d’appalto è stato rescisso oltre cinque mesi fa, il 26 luglio scorso, ma ciò che ne resta – impalcature, recinzione e tutto quanto comporta un cantiere abbandonato in tutta fretta – è ancora là, in piazza Satta, la piazza monumento di Costantino Nivola, una delle più belle della Sardegna. Un degrado inaccettabile per molti cittadini e insieme la triste testimonianza di una vicenda burocratica – quell’ampliamento del Man – cominciata male e finita peggio. Di cui ancora non si vede la conclusione, a più di vent’anni da quando la Provincia decise di realizzare la nuova sede del museo.
Ma per quale motivo i lavori sono sospesi, quando negli ultimi anni l’apertura del nuovo Man veniva data per imminente di volta in volta? Per capirlo occorre fare un passo indietro e tornare al 2018, quando la Provincia bandisce finalmente la gara d’appalto per il completamento dei lavori cominciati anni addietro, nella speranza di concludere il nuovo edificio e completare l’allestimento del museo. A disposizione ci sono un milione e mezzo di euro. I lavori vengono aggiudicati all’impresa Andreoni srl, ma l’associazione di imprese Ortu e Caredda, arrivata seconda in graduatoria, si appella al Tar. Nel ricorso viene evidenziato come la ditta prima classificata, appunto la Andreoni srl, abbia omesso di dichiarare una condanna penale per falso (peraltro ancora non definitiva) del proprio rappresentante legale. La condanna riguardava i lavori per la realizzazione dello stadio di calcio Is Arenas a Quartucciu. Secondo i ricorrenti, e secondo il Tar che aveva dato loro ragione, l’omissione di quella condanna sarebbe stata una violazione dei termini dell’appalto e dunque tale da inficiare il rapporto di fiducia che un ente pubblico instaura con un’impresa esterna.
L’impresa Andreoni aveva dunque ricorso al Consiglio di Stato, sostenendo che l’omissione di quella condanna non aveva a che fare con i requisiti per la partecipazione ad appalti di opere pubbliche (e in effetti l’Andreoni ha in corso numerosi cantieri pubblici nell’isola) e che dunque rimaneva la legittima vincitrice del bando. A quel punto la Provincia si era trovata davanti a un bivio, messa alla strette anche dalla concreta possibilità di perdere definitivamente finanziamenti regionali per un milione e mezzo. E, confortata dal parere dei propri legali, nelle more del giudizio aveva comunque affidato l’appalto all’impresa seconda classificata, appunto la Ortu e Caredda che aveva vinto al Tar.
Nel maggio scorso però, a lavori iniziati, il Consiglio di Stato ha ribaltato definitivamente la situazione, accogliendo la richiesta dell’Andreoni, e dunque annullando l’appalto all’a.t.i. Ortu e Caredda. Una doccia fredda per la Provincia, ma del resto in quasi due anni di lavori è stato eseguito appena il 25% delle opere (che l’impresa avrebbe dovuto consegnare nel maggio scorso). Così ora si è creata questa singolare impasse: se l’impresa perdente non sloggia, per dirla in soldoni, la vincitrice non si può insediare. Sembra che sia questione di giorni, ma quando si parla dell’ampliamento del Man non si può mai dire. (p.me.)
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