NUORO. Nove mesi la condanna inflitta dal giudice Giacomo Ferrando a Renato Dindi, finito a giudizio con l’accusa di “falsità materiale” per aver falsificato alcuni ricette mediche, con tanto di timbro, per riuscire a ottenere dei farmaci. Nove mesi, quanti ne aveva chiesto, come pena base il pm Andrea Ghironi, aumentati fino a un anno per la continuazione del reato. Si è chiusa il questo modo il singolare vicenda partita dopo la denuncia presentata da una farmacia di Nuoro che aveva segnalato alla Polizia il sospetto di aver ricevuto da un cliente prescrizioni mediche false. In quella occasione il farmacista aveva informato anche i medici, i cui nomi erano riportanti in calce alla ricetta. «A prova della responsabilità penale dell’imputato – ha sottolineato il pm – ci sono le firme disconosciute dai medici, il sequestro delle singole prescrizioni e dei timbri». Di parere opposto la difesa, rappresentata dall’avvocato Paolo Galante che alla fine dell’arringa ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito. «La ricetta bianca, usata dall’imputato – ha detto il legale – è una scrittura privata. Il delitto di falsità in scrittura privata è stato abrogato». Le indagini erano partite nel 2016, dopo la segnalazione del farmacista.
Nel corso di una perquisizione nell’abitazione nuorese dell’imputato e in quella di Loiri Porto San Paolo, erano state trovate diverse fiale di medicinali oppiacei, siringhe monouso, e timbri di alcuni medici. (k.s.)
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